Rappresenta un approccio psicoterapeutico rivolto all’infanzia e all’adolescenza centrato sul gioco, quale canale privilegiato per accedere a contenuti emotivi e favorire la libera espressione e risoluzione di situazioni problematiche per il bambino/ragazzo. Non sempre è facile comprendere quando un figlio manifesta un disagio “normale e transitorio” legato a una specifica fase evolutiva, o quando invece quel disagio rappresenta il sintomo di un malessere più strutturato. A te genitore suggerisco di osservare con attenzione tutti i mutamenti comportamentali e umorali di tuo figlio: la loro frequenza, intensità e il loro impatto sulla sua vita attuale. Ti invito inoltre a diventare a tua volta osservatore di te stesso, dalle tue reazioni, al tuo modo di vivere il disagio di tuo figlio. Fatto questo primo importante passo, avrai sicuramente maggior chiarezza sulla situazione e saprai valutare se richiedere il supporto di un professionista che possa guidarvi nell’affrontarla.
Aree d’intervento: nel lavoro con bambini e adolescenti mi occupo di vari disturbi e problematiche che possono insorgere anche in età evolutiva, quali ansia e depressione, fobie, disturbi di tipo comportamentale (rabbia, opposività, rifiuto di regole e confini), disturbi di tipo regressivo (ritiro sociale, problemi di enuresi notturna), disturbi del comportamento alimentare, autostima e immagine di sé, iperattività, autismo.
Come lavoro con bambini e adolescenti: come per l’età adulta, anche per l’età evolutiva il mio approccio a orientamento Gestalt mi porta a lavorare sull’integrazione tra mente, corpo ed emozioni. Utilizzo attività di carattere ludico-espressivo, capaci di stimolare nel bambino la liberazione di contenuti che difficilmente riuscirebbe a esprimere attraverso il canale verbale. In ciò mi guidano tre direttrici principali, oggetto di esplorazione e successivo lavoro terapeutico:
- Osservare le modalità con cui il bambino/ragazzo entra in contatto col mondo esterno, ciò che accetta e ciò che evita, ciò che esprime e ciò che reprime, al fine di focalizzare le aree problematiche.
- Rafforzare il suo sé attraverso attività mirate, in cui lentamente riesca a definirsi esprimendo idee, gusti, pensieri, desideri, preoccupazioni e paure. Questo si integra con il lavoro sulle emozioni: solitamente accade infatti che ci sia almeno un’emozione bloccata nella sua espressione, mentre qualche altra si manifesta invece in modo incontrollato. Il secondo obiettivo consiste quindi nel portare a riequilibrio il fluire delle emozioni, parti costitutive di tutti noi che, proprio per questo, non vanno negate.
- Elaborare esperienze e integrare parti di sé ancora poco note e consapevoli: fin da piccoli la vita ci espone a esperienze che non sempre riusciamo a superare indenni, senza che esse lascino traccia nella nostra interiorità. Divorzi, lutti e altre forme di separazione/perdita, ospedalizzazioni proprie o di persone care, fallimenti e delusioni di varia natura (nella scuola, nelle amicizie). Anche eventi che il bambino non vive direttamente, come le difficoltà lavorative dei genitori, possono ripercuotersi sulla sua emotività. Egli infatti respira e assorbe tutto quanto gravita attorno a lui, fino ad attribuirsi spesso la colpa di certi eventi, se questi non vengono adeguatamente affrontati e spiegati dagli adulti. Spesso preferiamo non parlare, nascondere certi temi, nel convincimento di preservarli da ansie e frustrazioni. In realtà in questo modo incoraggiamo interpretazioni distorte di esperienze che il bambino sente, indipendentemente dal nostro tentativo di oscurarle o negarle.
Il percorso con il bambino si accosta a uno parallelo con i genitori per accompagnarli e sostenerli, offrendo loro indicazioni su come rapportarsi con il figlio. Questo a partire dalla consapevolezza sul proprio modo di essere genitori e sulle reciproche influenze tra i membri che creano e consolidano dinamiche non sempre funzionali entro il sistema famiglia.